Iniziamo questa piacevole intervista con Luisa Sisti, autrice di "I giorni e l'amore" (edito da Kimerik), mostrando il booktrailer che ha accompagnato il lancio dell'Opera:
Salve Luisa, l’intento di un romanzo può essere un mistero anche per l’autore stesso. Nello scrivere “I giorni e l’amore” , ha prevalso il bisogno di parlare di una storia d'amore o quello di raccontare un periodo storico?
“I giorni e l’amore” in realtà era stato concepito per raccontare l’evoluzione del rapporto clandestino tra Guido Vivanti e Laura Savini, i protagonisti de “La vita silente”, ambientato nei primi anni Sessanta tra Roma e Milano. Dopo le prime ‘sole’ 267 pagine d’amore ho azzerato tutto per reimpostare la trama e i personaggi e per fare di Guido il protagonista, una figura di eroe-antierore del Novecento, un uomo complesso che si muove e matura in un’Italia attraversata da grandi trasformazioni sociali. Ricostruire e raccontare venticinque anni di storia (e alcuni flash back) è stato un lavoro appassionante, che ha richiesto tre anni di ricerche - rigorosamente svolte su fonti vere - tra Roma, Milano e Bergamo. Per questo lo considero, tra l’ironia degli amici, un romanzo storico e sentimentale, scritto con la ragione più che con il cuore, ma vissuto intensamente.
Quando è maturata l’idea de I giorni e l’amore? Portava con sé questa storia da tempo e ha voluto aspettare il momento giusto prima di scriverla? Oppure ha sentito l’urgenza di dare una forma alle sue idee e si è messa subito all’opera?
Come detto, è stata la spontanea prosecuzione de “La vita silente” e mai avrei pensato di scrivere una vicenda così lunga e complessa (per pubblicarla ho voluto tagliare intere scene e capitoli) in cui mi sono immersa totalmente con la fantasia, ma ‘in itinere’: non avevo una trama preordinata. I personaggi mi hanno presa e usata per raccontarsi. Credo ne sia valsa la pena.
Come avrebbe vissuto Luisa Sisti il ‘68? E come lo ha vissuto invece Guido Vivanti, il protagonista del romanzo?
Nel ’68 mi sarei subito messa in barricata, visto che nel ’77 l’ho fatto davvero, tra molotov e sospensioni dal liceo! Ho ricostruito quel periodo (avevo solo otto anni all’epoca) con l’aiuto di quotidiani e di filmati, soprattutto di Ugo Gregoretti o estratti dalle teche Rai. Guido Vivanti nel ’68 è un ex barone universitario contestato e tuttavia comprensivo - o meglio curioso - nei confronti dei ‘suoi’ ragazzi che si emancipano. Del resto aveva infranto per primo ogni regola morale per amore di Laura, di ventiquattro anni più giovane di lui.
La ricerca della Bellezza può diventare un’ossessione? Esiste una soglia oltrepassata la quale inseguire la bellezza conduce verso il baratro?
Stiamo parlando di Thomas Mann e di “Morte a Venezia”? In alcuni casi sì, può condurre persino allo specchio di Dorian Gray, ma nel “mio” Guido Vivanti la Bellezza è ossessione gentile, discreta, femminile, che lo condurrà, anzi, a mettere a disposizione di tutti, nella sua villa di Cavernago trasformata in Fondazione, l’Arte rappresentata nei libri, nella musica, nella pittura.
Guido diventa uomo e impara a riconoscere l’amore in tutte le sue manifestazioni, scoprendo che esso è custodito non solo nel rapporto con una donna, ma anche in quello con il proprio lavoro, con le proprie passioni, con i figli, e più in generale con il mondo esterno, uscendo forse dalle prigioni intimiste della mente, spesso motivo di malinconia, se non addirittura di depressione. È forse questo il senso della vita?
Se fosse realizzabile probabilmente sì. Purtroppo Luisa Sisti non è Guido Vivanti, ovvero lo è stata e ringrazia Guido per averle permesso di crederci. Vivere ‘in fieri’ richiede tanta vitalità, tanta convinzione e un briciolo di fortuna. Oggi, forse per la perdita improvvisa del mio compagno di vita, sto tentando di uscire dai tentacoli della malinconia e anzi ringrazio per questa intervista che mi ha riaperto il cuore. Guido avrebbe lottato, sicuramente.
Si sta dedicando ad un nuovo romanzo? Può darci qualche anticipazione?
Sono combattuta! Il cuore e la disperazione mi suggeriscono di portare a compimento le tre opere (un saggio filosofico, una pièce teatrale e una silloge poetica) del mio compagno; la fantasia mi istiga con un romanzo di azione che mi trascino da otto anni; la pazzia, infine, mi lancia segnali arcani: cosa faranno i personaggi cui viene lasciata la Fondazione Vivanti?
Grazie Luisa per questa intervista.
Grazie, Tiziano, per avermi rimesso in contatto con le mie passioni! E ancora complimenti per l’intenso booktrailer realizzato in modo coraggioso e in forma perfetta: la sintesi non si impara, è un dono cui attingere per mostrare in pochi minuti il messaggio di un romanzo di oltre quattrocento pagine. Attualmente è sul mio sito web e su youtube, sarebbe bello diffonderlo anche su altri social.
Luisa Sisti: https://www.facebook.com/sistitluisa
Intervista a cura di Tiziano Pitisci